LAPIS & NOTES L'APPUNTAMENTO CON LA NOSTRA RUBRICA
A seguire il post recentemente pubblicato sulla nostra newsletter - nel quale abbiamo proposto alcuni segnali che ci fanno capire di essere in una situazione che, potenzialmente, ci potrebbe indurre a prendere decisioni sbagliate - arrivano, per la rubrica Lapis & Notes, delle indicazioni su come prenderne di buone.
La prospettiva, in questo caso, è quantomeno insolita: quella del giocatore di poker.
L’autrice è Annie Duke, esperta di scienze cognitive ma, soprattutto, ex campionessa delle World Series di Poker. Da quando si è ritirata dal poker professionale nel 2012, la Duke ha iniziato un’attività di consulenza per le aziende - molte nel settore dei servizi finanziari - e ha scritto libri.
Nel 2002, quando da otto anni percorreva una carriera nel poker, il socio fondatore di un fondo speculativo l’ha invitata a parlare con i trader di come il poker potesse aiutarli a ragionare. Doveva essere una discussione sul rischio, ma alla fine si è parlato più che altro degli effetti dell'emozione sull'apprendimento – di come l’esperienza più immediata e recente di ciascuno (a prescindere che si stia vincendo o perdendo) può distorcere il modo in cui si percepisce il rischio.
A quel punto ha iniziato a fondere nella conversazione la psicologia cognitiva e il poker, illustrando come questi due elementi avrebbero potuto informarsi a vicenda: la scienza fornisce la teoria, ma nel poker si devono prendere decisioni veloci e ad alto rischio in condizioni di estrema incertezza.
Nel libro “Thinking in bets” la Duke attinge a numerosi esempi dal mondo del business, dello sport, della politica e, ovviamente, del poker per condividere strumenti che chiunque può utilizzare per accettare l'incertezza e, nonostante vi sia sempre un margine ignoto, prendere decisioni migliori.
Per la maggior parte delle persone, è difficile dire "non sono sicuro" in un mondo che valorizza e, addirittura, premia un’apparenza di certezza. Ma i giocatori di poker professionisti sono a loro agio con il fatto che le grandi decisioni non sempre portano a grandi risultati e le cattive decisioni non sempre portano a cattivi risultati.
Spostando il proprio pensiero dal bisogno di certezza all’obiettivo di valutare accuratamente ciò che si sa e ciò che non si sa, è possibile ridurre la propria vulnerabilità alle emozioni reattive, ai pregiudizi istintivi e alle abitudini distruttive che influenzano il processo decisionale.
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