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A prova di futuro: 9 regole per gli esseri umani nell'era dell'automazione
Siamo stati avvertiti che eserciti di robot invasori ci ruberanno il lavoro. Abbiamo anche sentito l'opinione opposta: che gli esseri umani hanno già assorbito ondate di automazione, potendo utilizzare il tempo liberato dalla tecnologia per creare nuove professioni più stimolanti, che hanno migliorato il nostro tenore di vita.
Ma cosa potrebbe succedere se nessuno di questi scenari fosse realistico? Se l'automazione sostituisse milioni di persone nel loro lavoro, migliorando allo stesso tempo la diagnostica e rallentando il cambiamento climatico? Come possiamo affrontare questa ambivalenza?
In questa terra di mezzo si trova Kevin Roose, editorialista tecnologico del New York Times che si descrive come “un po’ meno che ottimista” sull'intelligenza artificiale. In “Futureproof”, con onestà e buonumore, tenta di correggere alcuni difetti nel modo in cui pensiamo all'IA e suggerisce modi in cui possiamo sfruttare al meglio i nostri vantaggi di esseri umani.
La prima metà del libro contiene alcune intuizioni rivelatrici. Roose pensa che sia sbagliato aspettarsi che l'IA elimini intere categorie di posti di lavoro. Quasi tutti i ruoli implicano sia compiti che la tecnologia potrebbe svolgere meglio delle persone che requisiti molto umani. Nel giornalismo, si potrebbe insegnare ai robot a riassumere i dati finanziari per un comunicato stampa, ma non a condurre un'indagine sulla corruzione nel settore pubblico. L'intelligenza artificiale può scansionare i raggi X alla ricerca di anomalie, ma non può rassicurare i genitori preoccupati sulla prognosi del loro bambino. Dovremmo anche mettere in discussione le nostre ipotesi su ciò di cui sono capaci i robot: è estremamente complesso, ad esempio, replicare le azioni di una mano umana, il che rende difficile automatizzare lo stoccaggio sugli scaffali.
Le aziende hanno fatto ricorso casse automatiche nei supermercati e sistemi automatizzati nei call center. Ma nessuno dei due è in grado di funzionare senza un essere umano nelle vicinanze e nemmeno di far risparmiare tempo agli utenti. La speculazione di Roose secondo cui il passaggio a questa automazione imperfetta potrebbe essere alla base del rallentamento della crescita della produttività nelle economie avanzate negli ultimi due decenni è una teoria interessante che merita una maggiore esplorazione.
Quindi, quali armi possono sfruttare gli umani per usare al meglio la tecnologia e non essere sostituiti da essa? Tre abilità principali: saper far fronte alle circostanze mutevoli, soddisfare i bisogni emotivi degli altri e possedere talenti originali.
La seconda metà del libro descrive alcuni passi che possiamo seguire per sfruttare al meglio queste abilità, e che ricadono in due principali categorie di azione: ribadire il nostro controllo sulla tecnologia e rallentare.
Respingere la tecnologia è difficile. Il capitolo in cui Roose racconta il suo tentativo di rompere la dipendenza dal cellulare ci fa immedesimare in analoghi sforzi. Ma limitare la gratificazione che ricaviamo dalle app dei social media "è ciò che ci consentirà di creare lo spazio mentale e la chiarezza di pensiero di cui avremo bisogno per svolgere il tipo di lavoro che il futuro ci richiede".
È anche facile accettare la seconda serie di raccomandazioni di Roose, incentrate sul rallentamento per migliorare la creatività: rifiutare la cultura del “darsi da fare ad ogni costo”, lavorare con gli altri e variare le routine delle nostre vite.
Verrebbe da pensare che questi consigli si addicano ai più fortunati visto che per molti, è necessario darsi da fare per pagare l'affitto. Tuttavia, per la maggior parte dei lavoratori, l'automazione riduce il controllo che hanno sulla propria vita. Per avere un quadro più completo su come l'automazione sta cambiando la vita lavorativa, vale la pena di accompagnare la lettura di “Futureproof” con quella di “Hired: Six Months Undercover in Low-Wage Britain” di James Bloodworth,
Ma per coloro che hanno la possibilità e la voglia di porre limiti al modo in cui la tecnologia sta alterando la loro umanità, le idee di Roose meritano una riflessione.
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