LAPIS & NOTES APPUNTI PER L’INNOVAZIONE

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Per l'appuntamento con Lapis&Notes questo mese vi suggeriamo: "Great by choice" un libro di Jim Collins e Morten Hansen.

Sebbene sia uscito nel 2011, si dimostra veramente attuale nel periodo di incertezza e caos che sta caratterizzando questo 2020.

Il fallimento e l’innovazione: gemelli inseparabili?

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Nel 2016 Jeff Bezos, fondatore e CEO di Amazon, nella sua lettera annuale agli azionisti scrisse un vero e proprio elogio del fallimento: “Il fallimento e l’innovazione sono gemelli inseparabili. Per innovare bisogna sperimentare e se si sa in anticipo che le cose andranno bene non è una vera sperimentazione”.

La trasformazione digitale: tre passi verso il successo

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La parola digitalizzazione ricorre ormai da tempo nel contesto della trasformazione delle aziende.

Pur essendo evidenti delle buone prassi alle quali fare riferimento, ogni azienda che affronta questo cambiamento non può far altro che darne un’interpretazione personale.

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Per il quarto appuntamento di Lapis & notes ecco un nuovo suggerimento da Riccardo.

Parliamo di Leadership e lo facciamo con David Masumba Innovation trainer con più di dieci anni d'esperienza direttamente dalla California.

La Cultura è una delle 4 C dell’Innovazione insieme a Contesto, Competenze e Collaborazione.

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Innovare significa creare nuovi prodotti, nuovi processi, nuovi metodi ma anche distruggere le pratiche consolidate. Abbandonare il consueto, la routine. Magari mettere da parte anche la tradizione. Come afferma Alejandro Jodorowski (letterato, drammaturgo e regista cileno), la nostra eredità, il patrimonio di ricchezza e di sapere che abbiamo accumulato sono un tesoro, la base sulla quale costruiamo il nostro destino. Sono però anche un fardello, una trappola che ci impedisce di andare avanti e di evolverci. Se per l’individuo ciò si traduce nella difficoltà o impossibilità a realizzare aspirazioni, sogni, insomma la propria vera natura, per un’azienda questo può essere deleterio.

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Per la rubrica LAPIS&NOTES questo mese Riccardo ha scelto il testo di Steve Blank che ci guida attraverso il mondo dell’Entrepreneurship tema che caratterizzerà il mese di luglio di Strategie&Innovazione.

Il 10/07 una StartUp, Silk Biomaterials, ospiterà il Gruppo di Lavoro. Parleremo di cultura dell’innovazione e di inevitabile imprenditorialità 😊

The Four Steps to the Epiphany” di Steve Blank, famoso imprenditore della Silicon Valley e Professore di Entrepreneurship presso l’Università di Stanford, risulta il precursore del celebre movimento “Lean Startups”. L’opera nasce dall’osservazione del fatto che solo un nuovo prodotto su dieci, lanciato sul mercato si traduce in un business profittevole. Viene quindi spontaneo interrogarsi su quali siano le corrette dinamiche da seguire per poter evitare di far parte del 90% che fallisce.

Questo libro si concentra sulle startup, sottolineando come uno dei principali errori sia pensare che le startup siano piccole versioni di grosse aziende e che quindi debbano adottare le stesse strategie di quest’ultime. La tendenza è infatti quella di concentrarsi sullo sviluppo del prodotto, dimenticandosi che, a differenza di una grossa azienda, una startup risulta priva di un mercato consolidato e di clienti affezionati.

A questi ultimi due aspetti dovrebbe essere data priorità, utilizzando la teoria del “customer development process”, concetto centrale del libro, che mira ad analizzare quali siano i bisogni dei clienti prima di qualsiasi altra cosa. Investigare il possibile interesse del pubblico nei confronti del nuovo prodotto in questione, attraverso la creazione di un Minimum Viable Product, risulta quindi fondamentale per ottenere i feedback necessari a validare l’iniziativa o a suggerire possibili miglioramenti. L’analisi del mercato è anch’essa fondamentale in quanto la strategia da seguire dovrebbe tenere conto del tipo di mercato (già esistente, nuovo, nicchia) per essere efficiente.

the four steps

Sebbene il target audience di questo scritto siano le startup, trovo possa essere una metodologia  interessante anche per le grosse aziende. Il mercato contemporaneo obbliga queste ultime ad essere anch’esse agili e improntate all’innovazione in una maniera da renderle nell’approccio ad essa molto più simili alle startup di quanto non si potesse pensare, o comunque le obbliga ad avere familiarità con un mondo con il quale necessariamente, come dimostra il sempre maggior utilizzo dell’open innovation, si dovranno confrontare.